L'ultimo segreto di Dante by Giulio Leoni

L'ultimo segreto di Dante by Giulio Leoni

autore:Giulio Leoni [Leoni, Giulio]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: ebook
editore: Casa Editrice Nord
pubblicato: 2021-09-01T22:00:00+00:00


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Nel buio era tornata a risuonare la voce, a tratti vicina, per poi allontanarsi in un’eco confusa e, quindi, farsi di nuovo distinta.

Dante allungò la mano cercando nella sacca l’acciarino e, freneticamente, percosse con l’ancia d’acciaio la pietra focaia. Un piccolo sprazzo di scintille illuminò appena lo spazio di qualche spanna intorno al suo giaciglio. Ripeté più volte il gesto, ma non riuscì a scorgere nulla oltre alle sue stesse mani che tremavano.

Il mormorio sembrava cessato. Per un attimo sperò che si fosse trattato solo di un inganno dei sensi, forse qualche parola mormorata nel sonno dalla giovane che dormiva poco distante. Ma poi il ronzio negli orecchi tornò a farsi distinto, un parlottio sempre più forte, segnato dallo stesso maledetto tono d’irrisione.

«Mi chiedevo dove aveste trovato la forma che avete dato all’universo, nel vostro poema. E dove quella girandola di cieli, e dove quella caverna in cui avete relegato l’oppositore, e dove il moto degli astri che avete immaginato, e la forza che prima imprime loro il moto.» E lo sconosciuto avrebbe continuato con le sue domande se non avesse scorto il poeta serrarsi con i pugni le tempie, gli occhi chiusi per la fitta che l’aveva colpito. «Strano malessere il vostro, che a tratti impedisce il pensiero, come se una muraglia sorgesse tra la vostra mente e l’oggetto della vostra riflessione. E che invece altra volta strappa lo schermo che Natura ha posto davanti ai vostri occhi mortali, per proteggere il segreto delle cose, e come cavalli imbizzarriti le idee sciamano abbaglianti nella vostra coscienza. Un’illuminazione che voi chiamate ispirazione, per la quale chiedete aiuto alle cieche divinità delle Muse, e non credete che tutto abbia inizio e fine nella vostra limitata materia senziente! Ah, messer Alighieri, quale mirabile fonte di studi sareste, se i vostri contemporanei si accorgessero della vostra fame di gloria, e quale grandioso oggetto d’ammirazione diverrete un giorno, quando il vostro mondo sarà ormai polvere dispersa nei secoli e tutto quello in cui credete sarà rifiutato e deriso.»

«Che dite, non vi capisco», balbettò il poeta, cui era giunta solo una confusa eco di frasi.

«Questa strana idea che il mondo sia creatura prediletta di Dio, al punto di averla deposta con la condiscendenza di un padrone benevolo al centro dell’universo, un’ara per le devozioni al centro esatto del suo tempio. Da dove l’avete tratta?»

«Dalle tavole dei maestri antichi», rispose Dante, quasi in un bisbiglio. «Dalla loro speculazione, illuminata da una sapienza da noi non più raggiunta, e dico di Aristotele e di Tolomeo, che seppero rendere una ragione esatta dei moti celesti. Così è il cosmo, un esatto corrispondere tra il calcolo della mente e l’osservazione dell’occhio. Perché l’evidenza nei sensi del volgere degli astri intorno a noi è giustificata dalla mirabile rappresentazione che quei grandi ne hanno dato nelle loro carte, e la perfetta coincidenza di sensi e ragione è il crisma supremo della verità.»

Lo sconosciuto parve ritrarsi verso il muro, come se cercasse di nascondersi in esso per sparire alla vista. Ma un



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